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Lo scopo di questo blog è far conoscere al pubblico, ai pazienti ed ai colleghi interessati, l’attività della Rianimazione dell'ospedale San Leonardo di Castellammare di Stabia, ASL NA 3 SUD; offrendo loro la possibilità di conoscere risorse infermieristiche ed esperienze facili ed utili da fruire.
L'attività Infermieristica in Rianimazione
La patologia più frequente dei pazienti ricoverati presso il nostro centro di rianimazione, è l’insufficienza respiratoria, seguita da arresti o scompensi cardiocircolatori, da scompensi metabolici, da traumi di varia natura (esclusi quelli di competenza neurochirurgica e cardiochirurgica, i quali vengono direttamente indirizzati agli ospedali di competenza per l’alta specializzazione). I pazienti che arrivano presso il nostro centro vengono principalmente dal territorio (dalla strada o dal domicilio), accompagnati dal personale del 118. Può accadere che un medico di Rianimazione venga chiamato in consulenza da altri reparti per un intervento sul posto o per valutare un trasferimento. Dal Pronto Soccorso può essere chiamato un medico di Rianimazione che seguirà il paziente per il sostegno delle funzioni vitali, per un eventuale intervento di intubazione endotracheale, per tutto l’iter diagnostico fino al ricovero in Rianimazione. Da altri presidi ospedalieri provengono pazienti in via di risoluzione che devono essere sottoposti alle procedure di "svezzamento" dalla ventilazione meccanica, o per assistenza post chirurgica di competenza territoriale, o per concludere il percorso terapeutico (sostegno respiratorio, trattamento farmacologico conservativo). Le informazioni relative alla patologia, all’iter diagnostico e al trattamento farmacologico sono prevalentemente fornite dal medico che prende in carico il paziente e dalla documentazione che lo accompagna (cartella clinica). Sia il codice di deontologia medica (1998) che quello di deontologia infermieristica (2009) precisano l’obbligo da parte del medico di informare e dell’infermiere di adoperarsi affinché il paziente disponga di informazioni globali e non solo cliniche. Naturalmente questa normativa è sempre presente e regola i comportamenti degli operatori. Il tentativo di centrare sull’individuo l’attenzione rivolta a tutelare la sua autonomia si mette in pratica tutte le volte che è possibile. La difficoltà che l’infermiere incontra è data dalla ridotta possibilità di relazionare con il paziente. Tutti quei segnali che il corpo invia vengono recepiti dall’occhio sensibile dell’infermiere, ma quel particolare modo di porsi in relazione d’aiuto viene a mancare e non trova gli stessi canali con i congiunti. Molto spesso questo limite viene superato con un impegno di energie rivolte alla conservazione ottimale dell’integrità fisica. Nel nostro centro di rianimazione, il lavoro d’équipe è fondamentale per la buona riuscita di un intervento nella fase acuta del paziente critico. La maggior parte delle prestazioni sono la somministrazione di terapie, l’esecuzione di esami, manovre legate ad una prescrizione e valutazione medica. Quando il medico e l’infermiere si sono sufficientemente conosciuti e misurati per capacità e competenza, si instaura spontaneamente un rapporto di reciproca fiducia che permette una vera integrazione, un modo di lavorare che supera il "mi compete o non mi compete". La guarigione del paziente, o quanto meno il superamento dalla fase critica, il trasferimento in reparto successivo al nostro, sono sempre una soddisfazione. Nella nostra realtà ospedaliera è possibile seguire e conoscere le condizioni dei pazienti anche dopo che sono stati dimessi, questo ci permette di concludere un processo emotivo che normalmente rimane in sospeso. Quando accade che parenti, amici o addirittura qualche paziente venga con le sue stesse gambe a ringraziarci, rinforza in noi la motivazione e ci gratifica conferendo particolare significato al nostro operare. Lavorare in sintonia, in una situazione critica quando ognuno sa cosa deve fare, vedere il buon risultato ottenuto è ulteriore motivo di soddisfazione. Tutto questo grazie ad una modalità di lavoro trasmessa e recepita da tutti.

PROTOCOLLO PER L' ESECUZIONE DELLA TRACHEOTOMIA PERCUTANEA INTRODUTTORE A PALLONCINO CIAGLIA BLUE DOLPHIN"

PER L' INTERVENTO SONO INDISPENSABILI 3 MEDICI E 1 I.P. SEMPRE PRESENTE.


MATERIALE OCCORRENTE:

• Monitoraggio del paziente (ECG, PA, Pulsiossimentro)

• Pallone va e vieni

• Set Blue Dolphin

• Broncoscopio a fibre ottiche

• Maschere laringee (mis 4-5)

• Laringoscopio

• Aspiratore funzionante

• Sondini per aspiratore.

• Disinfettante.

• Farmaci: Adrenalina 1 mg (1 fl.) in 50 ml. di NaCl 0.9%, Atropina 1 fl. A 10 ml. NaCl. Fentanest (1 flac. quando il pz. non è sedato con oppioidi), Nimbex(2 f./10 ml).

• Teli da mettere sotto le spalle del paziente per estendere il collo.

• Garze sterili, guanti chirurgici, camici sterili, copricapo, mascherine per tutti gli operatori

• Scialitica

PRIMA DELL' INIZIO DELL' INTERVENTO PORTARE LA FiO2 DEL VENTILATORE AL 100%.

A FINE INTERVENTO:

• Mantenere la testa del paz. sollevata di circa 30-40°

AVVERTENZE E PRECAUZIONI OPERATORIE

• TRE OPERATORI [UNO AL BRONCOSCOPIO, (I°OPERATORE- ESECUTORE; II° OPERATORE ANESTESISTA).

• PULSIOSSIMETRIA CONTINUA.

• SEDAZIONE- CURARIZZAZIONE.

• FiO2 AL 100% ENDOSCOPIA CONTINUA INDISPENSABILE (Monitor).

• COLLO DEL PAZIENTE ESTESO E FISSATO (sotto la mandibola).

• TRANSILLUMINAZIONE (SE POSSIBILE).

• CENTRATURA MEDIANA (con l'ago cannula).

• CONTROLLO ENDOSCOPICO A FINE PROCEDURA SIA NELLA CANNULA CHE NELLA MASCERA ANCORA IN SITU .

DESCRIZIONE DEL DISPOSITIVO

L'introduttore a palloncino per tracheostomia percutanea Ciaglia Blue Dolphin è previsto per agevolare l'accesso percutaneo alla trachea per il posizionamento di una cannula tracheostomica. Il set standard consiste in un gruppo composto da un catetere a palloncino e un dilatatore di inserimento, un dispositivo di gonfiaggio, una guida, un ago introduttore, un ago introduttore con guaina in FEP, un contenitore porta-aghi, un dilatatore da 14 French, tamponi di garza, una siringa monouso, un metro a nastro, un bisturi monouso, un gel lubrificante e un grande telo chirurgico per la copertura dell'intero corpo con finestra in plastica trasparente.

USO PREVISTO

L'introduttore a palloncino per tracheostomia percutanea Ciaglia Blue Dolphin è previsto per l'inserimento elettivo controllato di una cannula tracheostomica a un livello inferiore rispetto alla cartilagine cricoidea. Il posizionamento della cannula tracheostomica, eseguito da un medico mediante la tecnica descritta in questa sede, deve essere eseguito in un ambiente controllato (ad esempio, nel reparto di terapia intensiva) con l'assistenza di un anestesista o di un terapista della respirazione e di personale infermieristico.

CONTROINDICAZIONI

• Posizionamento di una cannula tracheostomica in situazioni di pronto soccorso

• Applicazioni pediatriche

• Pazienti con tiroide ingrossata

• Cartilagine cricoidea non palpabile

AVVERTENZE

• Si consiglia di eseguire la tracheostomia percutanea sotto guida broncoscopica per ridurre il rischio di inserimento paratracheale e per confermare la posizione endotracheale dell'ago, della guida, del palloncino, del dilatatore e della cannula tracheostomica.

• Eventuali anomalie anatomiche possono rendere difficoltosa l'esecuzione della procedura. La presenza di vasi sanguigni anomali può causare un sanguinamento eccessivo nel corso della procedura.

• Nei pazienti di corporatura o statura ridotta (di peso compreso tra 40 e 50 chilogrammi e/o di altezza uguale o inferiore a 1,2 metri) è necessario fare attenzione a non provocare lesioni a carico delle vie respiratorie a livello della carena.

• Non superare le 11 atmosfere. Il gonfiaggio eccessivo può causare la rottura del palloncino, provocando danni alla parete della trachea.

PRECAUZIONI

• Non risterilizzare.

• Per ottenere un diametro adeguato del palloncino, la pressione indicata sul quadrante del dispositivo di gonfiaggio Cook non deve superare le 11 atmosfere.

• II palloncino è realizzato in materiale termosensibile. Non riscaldare ne tentare di sagomare la punta del catetere.

• Per gonfiare il palloncino, usare esclusivamente il mezzo di gonfi aggio consigliato. Non usare mai ne aria ne gas.

• Durante il posizionamento del presente dispositivo, è necessario adoperare tecniche rigorosamente asettiche.

• Confermare sempre l'avvenuto accesso alla trachea mediante l'aspirazione di una bolla d'aria.

• L'abbondante lubrificazione della superficie della cannula tracheostomica ne agevola il posizionamento.

• II presente set completo include un contenitore porta-aghi rosso. Dopo l'uso, tutti gli articoli affilati e appuntiti devono essere spinti nel materiate espanso in esso presente. Non riutilizzare gli articoli affilati e appuntiti, poiché è possibile che delle sostanze particolate vi abbiano aderito. Al termine della procedura, gettare l'intero contenitore porta-aghi in un apposito contenitore per oggetti taglienti.

• NON pregonfiare il palloncino per escludere perdite d'aria. Ciò potrebbe causare un gonfiaggio inadeguato nel corso della procedura.

ISTRUZIONI PER L'USO

Preparazione del paziente

1. Aumentare la concentrazione dell'ossigeno inspirato al 100% e regolare il ventilatore meccanico in modo da garantire l'adeguata ventilazione del paziente nel corso della procedura.

2. Sottoporre il paziente al monitoraggio pulsossimetrico continuo, nonché al monitoraggio delle pressioni delle vie respiratorie e dei volumi correnti espirati per accertare l'adeguata ventilazione.

3. Ai fini del comfort del paziente, somministrare una sedazione e un'analgesia adeguate.

4. Collocare il paziente in posizione da tracheostomia. Collocare un cuscino sotto le spalle del paziente per consentire la totale estensione del capo e del collo. Sollevare la testa del letto del paziente di 20-30 gradi. Se possibile, sottoporre il paziente a uno screening ecografico del collo per identificare gli eventuali vasi anomali che potrebbero trovarsi sul percorso previsto per la cannula tracheostomica.

5. Preparare e porre teli chirurgici sulla superficie anteriore del collo.

6. Preparare il dispositivo di gonfiaggio Cook ed eliminare tutta l'aria presente nel dispositivo e nella cannula. Riempire il dispositivo con un minimo di 20 ml. di soluzione fisiologica sterile.

Procedura

7. Palpare le strutture anatomiche di riferimento (istmo della tiroide, cartilagine cricoidea) per determinare la corretta posizione di inserimento per la cannula tracheostomica. Idealmente, l'inserimento della cannula avviene al livello tra la prima e la seconda cartilagine tracheale o tra la seconda e la terza cartilagine tracheale, in base a quanto possibile.

8. Praticare un'incisione verticale di 2 cm sul sito previsto per l'inserimento della cannula tracheostomica.

9. Rimuovere il tubo endotracheale e posizionare la maschera laringea per consentire la respirazione adeguata al paziente durante la procedura. Tenere il paziente sotto continuo monitoraggio ossimetrico.

10. Praticare la puntura della trachea con l'ago introduttore da 18 G, o con l'ago introduttore con guaina in FEP, montato su una siringa parzialmente riempita di fluido. La puntura mediante ago viene eseguita al livello tra la prima e la seconda cartilagine tracheale o tra la seconda e la terza cartilagine tracheale, in base a quanto possibile. Notare che la puntura della trachea viene eseguita dirigendo l'ago, in corrispondenza della linea mediana, in direzione posteriore e caudale.

11. Durante l'avanzamento dell'ago, verificare l'avvenuto accesso al lume tracheale aspirando con la siringa piena di fluido e verificando il ritorno di una bolla d'aria.

12. Rimuovere la siringa (e l'ago, se si usa l'ago introduttore con guaina in FEP) e inserire la guida di svariati centimetri attraverso la guaina in FEP o l'ago introduttore e nella trachea. NOTA - La guida non è in grado di passare attraverso l'ago del gruppo dell'ago introduttore con guaina in FEP. In caso di resistenza, non forzarne l'avanzamento. Invece, riconfermare il corretto posizionamento del catetere mediante broncoscopia, quindi fare avanzare la guida nella trachea fino a portare l'indicatore di posizione distale della guida a livello cutaneo.

13. Rimuovere l'ago introduttore con guaina in FEP o l'ago introduttore mantenendo la guida in posizione all'interno del lume tracheale.

14. Mantenendo invariata la posizione della guida, fare avanzare su di essa il dilatatore di introduzione corto da 14,0 French. Con un movimento leggermente rotatorio, dilatare il sito di accesso iniziale alla trachea. Rimuovere il dilatatore mantenendo la guida in posizione, con l'indicatore del livello cutaneo della guida al livello corretto.

15. Dopo avere lubrificato abbondantemente il catetere a palloncino, infilare la cannula tracheostomica sul dilatatore di inserimento.

16. Verificare che tutti i collegamenti delle cannule del catetere a palloncino siano ben saldi. Collegare il dispositivo di gonfiaggio Cook preparato al raccordo per il gonfiaggio del palloncino del gruppo del catetere a palloncino. Prima di collegare il dispositivo di gonfiaggio Cook al raccordo per il gonfiaggio del palloncino, accertarsi che non contenga aria.

17. Con il palloncino completamente sgonfio, fare avanzare il gruppo composto dal catetere a palloncino e dalla cannula tracheostomica come una singola unità sulla guida, mantenendo sempre invariata la posizione dell'indicatore distale della guida a livello cutaneo. Allineare l'estremità prossimale del catetere a palloncino all'indicatore situato sulla sezione prossimale della guida. Ciò garantisce che l'estremità distale del catetere a palloncino sia correttamente allineata sulla guida, evitando possibili traumi alla parete posteriore della trachea durante le manipolazioni successive.

18. Con il palloncino ancora sgonfio, fare avanzare il gruppo del catetere a palloncino insieme alla guida, fino a portare il palloncino per metà all'interno della trachea. Accertarsi che l'indicatore prossimale della guida sia allineato alla punta prossimale del connettore del catetere a palloncino. NOTA - L'indicatore nero del catetere a palloncino indica il punto centrale del palloncino. Questo indicatore deve essere usato come riferimento per il posizionamento del palloncino alla giusta profondità.

19. Mantenendo invariati i punti di riferimento visivo e le posizioni reciproche del gruppo composto dalla guida e dal catetere a palloncino, gonfiare il palloncino. Spostare la leva di bloccaggio del dispositivo di gonfi aggio Cook verso sinistra (disinnestandola) per consentire allo stantuffo di muoversi liberamente. Gonfiare con decisione il palloncino, quindi riportare la leva di bloccaggio verso destra (innestandola). Ciò mantiene la pressione, consentendo di raggiungere pressioni di gonfiaggio più elevate. Ruotare in senso orario il pomello fino a raggiungere la pressione desiderata. NOTA - Per evitare la rottura del palloncino, non superare le 11 atmosfere.

20. Mantenere la pressione di gonfiaggio massima per 20-25 secondi. Sgonfiare immediatamente il palloncino aspirando tutta la soluzione fisiologica.

21. Fare avanzare nella trachea il gruppo composto dal catetere a palloncino sgonfio, dal dilatatore di introduzione, dalla cannula tracheostomica e dalla guida come una singola unità. Durante l'inserimento, per garantire una dilatazione uniforme tra gli anelli cartilaginei tracheali, il gruppo deve essere diretto in direzione perpendicolare rispetto all'asse della trachea. NOTA - La guida deve sempre precedere il gruppo del catetere a palloncino per evitare il possibile trauma alla parete posteriore della trachea durante la dilatazione e l'avanzamento. Agire con cautela per tenere il gruppo del palloncino correttamente allineato con l'indicatore presente sulla sezione prossimale della guida. Ciò garantisce che la punta del gruppo del catetere a palloncino non avanzi oltre la punta distale della guida all'interno della trachea. Questa tecnica consente il posizionamento di cannule tracheostomiche doppie. Durante l'inserimento della cannula tracheostomica doppia, la cannula interna va rimossa. Prima dell'inserimento, seguire le istruzioni fornite dalla ditta produttrice della cannula tracheostomica relative alla prova della cuffia a palloncino e del sistema di gonfiaggio.

22. Una volta inserita la cannula tracheostomica all'interno del lume tracheale, è possibile dirigere il gruppo in direzione caudale. Fare avanzare la cannula tracheostomica fino alla sua flangia.

23. Una volta posizionata la cannula tracheostomica, rimuovere lentamente il gruppo composto dal catetere a palloncino, dal dilatatore di introduzione e dalla guida. Se, durante il ritiro del palloncino, si percepisce resistenza, accertarsi di avere aspirato tutta la soluzione fisiologica all'interno del dispositivo di gonfiaggio Cook. Se la resistenza persiste, prendere in considerazione la rimozione dell'intero gruppo, inclusa la cannula tracheostomica.

24. Se si sta inserendo una cannula tracheostomica doppia, inserire la cannula interna a questo punto. Collegare la cannula tracheostomica al ventilatore e gonfiare la cuffia a palloncino. Prima della rimozione della maschera laringea, confermare che il paziente sia adeguatamente ventilato attraverso la cannula tracheostomica.

25. Aspirare la cannula tracheostomica per determinare l'eventuale presenza di un significativo sanguinamento o di una possibile ostruzione (che potrebbero non essere stati notati fino a questo punto).

26.Dopo il posizionamento Se possibile, sollevare la testa del letto del paziente di 30-40 gradi.

CONFEZIONAMENTO

II prodotto è sterilizzato mediante ossido di etilene ed è fornito in confezione con apertura a strappo. Esclusivamente monouso. Il prodotto è sterile se la sua confezione è chiusa e non danneggiata. Non utilizzare il prodotto in caso di dubbi sulla sua sterilità. Conservarlo in luogo fresco e asciutto, al riparo dalla luce. Evitarne l'esposizione prolungata alla luce. Dopo l'estrazione dalla confezione, esaminare il prodotto per accertarsi che non abbia subito danni.

Protocollo per il trattamento degli endoscopi flessibili

Il trattamento degli endoscopi si suddivide in tre tappe: pulizia preliminare (immediatamente dopo la fine dell’esame, da effettuare in sala endoscopia), pulizia (nel locale preposto al trattamento), disinfezione automatica, semi-automatica o manuale (nel locale preposto al trattamento). Il trattamento automatico è un processo che comprende tutte le tappe del trattamento in un solo programma standardizzato. Quest’ultimo non rimpiazza però la pulizia preliminare dei canali per mezzo di una spazzola.

1.Pulizia preliminare in sala endoscopia

• Pulire la guaina esterna immediatamente dopo la conclusione dell’esame, utilizzando un

panno monouso che non si sfilacci. Il panno può essere umidificato con soluzione

detergente o con acqua del rubinetto (nessuna aldeide o alcool).

· Aspirare i canali per almeno 30 secondi o con 200 ml di soluzione detergente

· Azionare la valvola dell’aria/acqua e quella di aspirazione a ritmi alterni.

· In seguito vuotare i canali tramite aspirazione.

· Mettere il cappuccio sulla parte elettronica.

· Trasportare l’endoscopio nel locale preposto al trattamento, evitando ogni

contaminazione del personale o dell’ambiente.

2.Pulizia nel locale preposto Il trattamento avviene entro 30 minuti dalla fine dell’esame.

Procedimento di pulizia:

• Togliere le valvole, la protezione del canale di biopsia, e procedere alla pulizia con una

spazzola morbida, mantenendo lo strumento in immersione.

• Pulire la guaina esterna con una spugna monouso oppure un panno monouso che non si

sfilacci.

• Pulire con una spazzola morbida l’entrata e l’uscita del canale dell’aria/acqua, del

canale d’aspirazione, del canale di strumentazione, mantenendo lo strumento

completamente immerso.

• Spazzolare il canale aria/acqua ed il canale di strumentazione fino a quando la spazzola non presenta più alcuna sporcizia visibile.

• Collegare i canali non accessibili alle spazzole ai corrispondenti adattatori e

risciacquarli con la soluzione detergente.

• In seguito togliere l’endoscopio dalla soluzione detergente.

• Risciacquare l’endoscopio con acqua del rubinetto (acqua potabile).

3.Trattamento automatico

• Il trattamento automatico è un processo standardizzato.

• Collegare gli endoscopi agli adattatori corrispondenti.

• Dare avvio al programma (STDRD ENDODIS).

• Avvertenza: riavviare il programma nel caso in cui alla fine dello stesso gli adattatori

risultassero scollegati.

4. Asciugatura

• Asciugare esternamente l’endoscopio con garza sterile e riporlo nella guaina in modo da

mantenerne la sterilità e sigillarlo, procedere anche all’asciugatura dei canali

utilizzando aria compressa (pressione massima secondo indicazione del fabbricante).

• In seguito controllare visivamente l’endoscopio per assicurarsi della sua pulizia, quindi

verificarne la funzionalità.

5. Stoccaggio

• Sospendere l’endoscopio al riparo dalla polvere, in un armadio non chiuso ermeticamente.

• Non montare le valvole.

6. Assicurazione della qualità

· Effettuare controlli microbiologici finalizzati al controllo di qualità del processo di

trattamento.

· Circa le esigenze legate all’igiene ospedaliera, gli endoscopi sono considerati dispositivi

semi-critici di tipo B (cavità, con esigenze di trattamento superiori). L’apparecchio di

pulizia e di disinfezione degli endoscopi (RDG-E) corrisponde alle esigenze previste dalla

norma europea ISO 15 883-4 (deve essere garantito dal fabbricante).

· È raccomandato il controllo della totalità degli endoscopi almeno una volta all’anno. A

tal fine prelevare i campioni: soluzioni di risciacquo dei canali endoscopici ed inviarli al

laboratorio per essere analizzate.

· Ripetere il controllo nel caso di risultati positivi. Se anche il secondo controllo risultasse

positivo, riesaminare in modo critico tutte le tappe del processo di trattamento.

7. Valutazione dei risultati

Il valore di riferimento relativo al numero massimo di colonie si fissa a ≤ 20 CFU per canale (≤ 1 CFU/ml del campione, per un volume di 20 ml).

I seguenti microorganismi non devono essere presenti:

· Escherichia coli, altre enterobatteriacee, enterococchi. Indicatore di una pulizia o disinfezione insufficienti.

· Pseudomonas aeruginosa, e altri non fermentativi. Indicatore di una scarsa qualità dell’acqua nel risciacquo finale e di un’asciugatura insufficiente.

· Staphilococcus aureus. Indicatore di contaminazione in caso di cattive condizioni di stoccaggio o di insufficiente igiene delle mani.

· Streptococchi alfa-emolitici. Indicatore di insufficiente pulizia o disinfezione.

7.1 Misure da intraprendere in caso di presenza di germi nei prelievi

Nel caso il test del prelievo risultasse positivo, il controllo deve essere ripetuto. Se la positività fosse confermata anche dal secondo, eseguire ricerche approfondite al fine di identificare ed eliminare potenziali fonti di errore. Contattare il fabbricante (RDG-E) e se del caso consultare un igienista ospedaliero.

Protocollo sanificazione ambientale 99.99

Protocollo sanificazione ambientale 99.99

Il 99.99TM è un sistema innovativo per il trattamento di ambienti e superfici che consente la decontaminazione e la disinfezione ed il mantenimento dell’igiene.

Attraverso la combinazione del macchinario di diffusione (99.99M) e della soluzione disinfettante (99.99S), il sistema garantisce:

–performance di altissimo livello

–in tempi complessivi molto ridotti

· APPLICAZIONE: durante l’erogazione il liquido 99.99S (a base di perossido di idrogeno stabilizzato e di complessi di argento) si trasforma in una nebbiolina secca, composta da miliardi di goccioline cariche di molecole di perossido di idrogeno e ioni positivi d’argento, che si distribuiscono uniformemente su ogni cm3 dell’ambiente.

· AZIONE: Immediatamente il perossido di idrogeno aggredisce tutte le sostanze organiche (e quindi anche i microorganismi) con cui viene e a contatto, mentre gli ioni positivi di argento coadiuvano e completano l’azione battericida, provocano l’auto-distruzione al 99,99% di virus, batteri, spore e funghi presenti nell’aria, assicurando nel contempo il prolungamento nel tempo dell’azione biocida.

· RIUTILIZZO DEGLI AMBIENTI: Dopo solo 12 minuti è possibile riutilizzare l’ambiente trattato poiché i radicali liberi che si formano dal perossido di idrogeno si trasformano in ossigeno, non lasciando alcun residuo..

1. Efficacia:

–disinfetta al 99,99% gli ambienti da virus, batteri, funghi e spore;

–sanifica l’aria e quindi qualsiasi punto dell’ambiente: non soltanto le superfici piane ma tutto il contenuto della zona trattata;

il particolare processo di nebulizzazione consente infatti di ottenere particelle di dimensioni ridottissime (0,5 - 2 micron) non ottenibili dai sistemi dei concorrenti.

2. Sicurezza:

–Il prodotto diffuso è completamente atossico, non corrosivo e ad impatto ambientale praticamente trascurabile.

3. Efficienza:

–Il tempo di applicazione è molto ridotto (da pochi min. fino ad un max di 1 ora per 1.000m3)

–Consente di mantenere nell’ambiente tutte le attrezzature durante il trattamento

–Permette l’immediato riutilizzo degli ambienti trattati (anche dopo soli 12 minuti)

–Non richiede l’intervento di personale durante l’erogazione del prodotto.

Prima di attivare il trattamento, la stanza ed i suppellettili, vanno lavati e puliti manualmente secondo i protocolli di pulizia interni all’U.O., quindi misurare la cubatura della stanza, calcolando anche il volume dei suppellettili da trattare, impostare il valore sulla macchina attivare lo start ed uscire dalla stanza assicurandosi della perfetta chiusura. In caso di un trattamento d’urto, il valore della cubatura della stanza va moltiplicato per tre. A trattamento finito, la macchina emette un bip che sta ad indicare la fine del trattamento, indi la presenza del personale è possibile.

In caso di richiesta di trattamento da parte di altre UU.OO., la richiesta va inoltrata al caposala della rianimazione che disporrà il trattamento.